Perché mi candido

Una Lombardia migliore è necessaria e possibile.

Dopo un anno e mezzo passato in Regione come assessore al Welfare ho capito quanti progressi vadano ottenuti in tutti gli ambiti della nostra quotidianità se consideriamo che tanti lombardi sono insoddisfatti di come viene amministrata la Lombardia, con decisioni o mancanza di decisioni che incidono sulla loro qualità della vita.

Come in altre occasioni nel mio percorso professionale, sono stata chiamata a risolvere il dramma che stava vivendo la sanità regionale. E dopo un anno e mezzo, con grande impegno e scelte difficili, i lombardi hanno potuto tirare un sospiro di sollievo.

Di fronte ai dati che vedono la nostra Regione scivolare in tutte le classifiche (e dobbiamo avere soprattutto l’Europa come indice di confronto) ho deciso di mettermi a disposizione della mia comunità.

Le trasformazioni in atto a livello internazionale richiedono risposte forti su salute, natura, abitare, sapere, lavoro e sicurezza e non le attuali mezze misure. Bisogna creare crescita e colmare le diseguaglianze che si sono amplificate, nei territori e tra territori. Per riuscirci bisogna cambiare la maniera di lavorare della Regione.

Come? Rompendo l’attuale politica degli Assessorati a silos, che non combinano problemi e soluzioni; come si fa per esempio a parlare di qualità della vita senza pensare alla qualità dell’aria e dell’acqua, senza un piano convincente per l’ambiente e per lo sviluppo sostenibile, senza un contesto culturale adeguato? Come si fa a parlare di qualità della vita senza un serio e moderno discorso sulla sicurezza, senza un piano efficace per i trasporti, senza una modello di sviluppo che favorisca la crescita PIL? 

Ci sono province in Lombardia che sono al di sotto della media del PIL nazionale. Un dato inammissibile. La Lombardia ha il dovere di garantire la stessa attenzione data a Milano a tutte le province. Affrontando, allo stesso tempo, le criticità strutturali del nostro sistema economico: livelli salariali bassi, criticità infrastrutturali e logistiche, necessità di aumentare il tasso di partecipazione femminile e giovanile al lavoro, livello medio di istruzione inferiore rispetto ai partner europei.

Dobbiamo valorizzare le differenze e le peculiarità dei nostri territori, delle nostre professionalità, dei nostri borghi, dei nostri artigiani, delle nostre menti più creative. 

Dobbiamo prenderci cura delle persone sole, dei tanti, troppi anziani che nella solitudine ci vivono perché non siamo stati ancora capaci di pensare a un modello di società che li coinvolga, che crei una connessione reale fra generazioni.

Lo affermo sapendo di essere una donna fortunata, perché ho la possibilità di scegliere dove impegnarmi. Ho detto no a importanti incarichi mentre ho detto sì all’idea di prendermi l’impegnativa responsabilità di guidare la nostra Regione.

Cosa mi propongo di fare? In sintesi, voglio una Regione in crescita ma più equa, e che dia ad ognuno la possibilità di realizzarsi.

Ora non è così, e le profonde insoddisfazioni sono il risultato di un sistema politico, quello lombardo, bloccato da 30 anni; son sempre gli stessi a vincere e gli stessi a perdere.

La mancanza di concorrenza ha così portato ad un abbassamento della qualità. In questo caso, sia di governo che di opposizione. Altri cinque anni così…però no! Non ci possiamo accontentare di un’amministrazione con così pochi progetti e visione e di un’opposizione di sola testimonianza.

A chi mi rivolgo? Ai lombardi, tutti. Agli elettori di centrodestra che non si ritrovano più nei leader e nelle scelte imposta, agli elettori centrosinistra che vorranno mettere la realizzazione di un programma basato sullo sviluppo sostenibile e l’equità sociale rispetto ad appartenenze e beghe di partito e a tutti coloro, tantissimi, che non votano più delusi da una politica con la “p” minuscola.

Spero di interpretare al meglio il DNA della nostra Regione. Mi rifaccio in primis alla grande e riuscita storia del riformismo lombardo (cattolico, socialista, liberale), al pragmatismo e alla concretezza degli uomini e delle donne (e quanto dobbiamo alle donne!) e al senso civico propri di questa terra; insieme costituiscono la migliore alchimia per fare il passo avanti necessario.

Non ho paura di introdurre temi di novità e di rottura, così come di rivoluzionare alcune procedure regionali dove le cose non vanno. Già in questi mesi di Assessorato ho dimostrato di saper prendere scelte coraggiose e di andare contro poteri costituiti.

Ho le idee chiare, e insieme ai migliori esperti possibili sono pronta a governare.

Lo farò sviluppando convergenze, così come feci per ottenere l’Expo. Costruendo nuove connessioni fra imprese, fra persone, fra territori, fra istituzioni e mondo del lavoro e fra esigenze diverse.

La forza di un NOI che si ritrova in un progetto forte ed in una candidatura che si dichiara rivolta al futuro.

Una Lombardia migliore è possibile. Per questo vinceremo!